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Tutto Jazz
giovedì 4 luglio 2019
giovedì 17 dicembre 2015
Michael Blake
Nell’ultime
due decadi il sassofonista, compositore e arrangiatore
Michael Blake ha imposto la sua presenza nel panorama della musica
internazionale avendo caratterizzato il suo lavoro
sulla duttilità espressiva del fraseggio in
differenti ambiti musicali. Non a caso nel 2002 è
stato riconosciuto artista jazz dell’anno dalla
giuria del Downbeat Magazine’s 50th Annual Critics
Poll TDWR (Talent Deserving Wider Recognition) nelle
categorie sax tenore e sax soprano. Canadese di nascita
Blake ha quasi sempre operato in New York City : qui
è attualmente compositore in residenza presso
un’organizzazione non-profit, The Jazz Composers
Collective,dove opera nello sviluppo di lavori originali
da parte dei nuovi compositori (ha tra gli altri supportato
le attività musicali anche dei gruppi Medicine
Wheel and Peace Pipe di Ben Allison). Il suo progetto
compositivo con l’ensemble Free Association
(un tentativo ambizioso di fondere il songwriting
degli anni ’70, tipico di musicisti quali Curtis
Mayfield and Roberta Flack, con la caleidoscopica
capacità di arrangiamento di artisti come Sly
Stone, Quincy Jones and Fela Kuti) è stato
recentemente insignito del prestigioso Doris Duke
Jazz Ensemble's Project Grant dalla Chamber Music
America. Tra i tanti artisti con cui ha collaborato
vale la pena ricordare Gil Evans's Orchestra, Lee
Konitz, Ben E. King, Tricky (nell’album per
la Island “Angel with dirty faces”), Prince
Paul, DJ Logic, Steven Bernstein, Roscoe Gordon, The
Groove Collective, Jack McDuff, Dr. Lonnie Smith,
Hal Wilner, Sir Coxsone Dodd and Pinetop Perkins.
Il venticiquenne batterista Kresten Osgood, autore
di due splendidi ed acclamati albums di jazz classico
ed al contempo leader dell’ hip-hop band "Ikscheltaschel",
il ventiquatrenne Soren Kjaergaard, pianista e tastierista,
considerato uno dei più talentuosi giovani
pianisti della scena jazz europea,vincitore nel 2000
del Nordic Talent Launch e leader del suo proprio
trio Fuschia, ed il bassista Jonas Westergaard la
cui attività estremamente frenetica lo vede
impegnato su i più disparati fronti ( suona
tra gli altri con i Dr. Structure): tre nuove leve
che vantano collaborazioni di spessore con musicisti
del calibro di Tim Berne, Brad Mehldau, Johsua Redman,
Joel Frahm, Peter Brotzman, Steve Bernstein, David
Tronzo, Phil Woods, Dr. Lonnie Smith and Kurt Rosenwinkel
ma che qui, con affianco Michael Blake, prediligono
muoversi su territori ben differenti alla ricerca
di nuove atmosfere, creando contatto anche con i ritmi
della cosidetta club culture. Charlie Mingus incontra
Medeski, Martin and Wood: a groovy BLAKE TARTARE.
due decadi il sassofonista, compositore e arrangiatore
Michael Blake ha imposto la sua presenza nel panorama della musica
internazionale avendo caratterizzato il suo lavoro
sulla duttilità espressiva del fraseggio in
differenti ambiti musicali. Non a caso nel 2002 è
stato riconosciuto artista jazz dell’anno dalla
giuria del Downbeat Magazine’s 50th Annual Critics
Poll TDWR (Talent Deserving Wider Recognition) nelle
categorie sax tenore e sax soprano. Canadese di nascita
Blake ha quasi sempre operato in New York City : qui
è attualmente compositore in residenza presso
un’organizzazione non-profit, The Jazz Composers
Collective,dove opera nello sviluppo di lavori originali
da parte dei nuovi compositori (ha tra gli altri supportato
le attività musicali anche dei gruppi Medicine
Wheel and Peace Pipe di Ben Allison). Il suo progetto
compositivo con l’ensemble Free Association
(un tentativo ambizioso di fondere il songwriting
degli anni ’70, tipico di musicisti quali Curtis
Mayfield and Roberta Flack, con la caleidoscopica
capacità di arrangiamento di artisti come Sly
Stone, Quincy Jones and Fela Kuti) è stato
recentemente insignito del prestigioso Doris Duke
Jazz Ensemble's Project Grant dalla Chamber Music
America. Tra i tanti artisti con cui ha collaborato
vale la pena ricordare Gil Evans's Orchestra, Lee
Konitz, Ben E. King, Tricky (nell’album per
la Island “Angel with dirty faces”), Prince
Paul, DJ Logic, Steven Bernstein, Roscoe Gordon, The
Groove Collective, Jack McDuff, Dr. Lonnie Smith,
Hal Wilner, Sir Coxsone Dodd and Pinetop Perkins.
Il venticiquenne batterista Kresten Osgood, autore
di due splendidi ed acclamati albums di jazz classico
ed al contempo leader dell’ hip-hop band "Ikscheltaschel",
il ventiquatrenne Soren Kjaergaard, pianista e tastierista,
considerato uno dei più talentuosi giovani
pianisti della scena jazz europea,vincitore nel 2000
del Nordic Talent Launch e leader del suo proprio
trio Fuschia, ed il bassista Jonas Westergaard la
cui attività estremamente frenetica lo vede
impegnato su i più disparati fronti ( suona
tra gli altri con i Dr. Structure): tre nuove leve
che vantano collaborazioni di spessore con musicisti
del calibro di Tim Berne, Brad Mehldau, Johsua Redman,
Joel Frahm, Peter Brotzman, Steve Bernstein, David
Tronzo, Phil Woods, Dr. Lonnie Smith and Kurt Rosenwinkel
ma che qui, con affianco Michael Blake, prediligono
muoversi su territori ben differenti alla ricerca
di nuove atmosfere, creando contatto anche con i ritmi
della cosidetta club culture. Charlie Mingus incontra
Medeski, Martin and Wood: a groovy BLAKE TARTARE.
mercoledì 9 settembre 2015
Bathed In Lightning
Bathed In Lightning
JOHN MCLAUGHLIN, THE 60S AND THE EMERALD BEYOND di Colin Harper. Jawbone Press, Londra 2014. Pagine 511; sterline 14,95.
Londra, fine autunno 1968: John McLaughlin è per i più un semisconosciuto. Molti dei suoi compagni d’avventura conosciuti nei club o nelle sale prove della capitale hanno già trovato la loro strada: Danny Thompson e Terry Cox con i Pentangle, Dick Heckstall-Smith e Jon Hiseman con i Colosseum, Brian Auger con i Trinity... Nel giro di pochi mesi il destino sorriderà finalmente al chitarrista inglese, che riuscirà, grazie ai buoni uffici di Auger, a registrare il suo primo album, «Extrapolation», e a compiere il famoso viaggio in aereo a New York per giungere alla corte di Davis: uno snodo principale della carriera, qui descritto sommariamente ma con molte informazioni inedite, testimonianze, interviste e aneddoti.
Tutto il libro è un’autentica rivelazione: un lavoro, costato mesi di ricerche, che tratta l’evoluzione musicale di McLaughin dagli anni Cinquanta alla fine della Mahavishnu Orchestra nel 1975. In mezzo ci sono più vite. E capitoli quasi sconosciuti, come quello dedicato al British Jazz con un McLaughlin quasi sul punto di diventare il chitarrista di Mike Westbrook in «Metropolis» o di partecipare alle sedute del primo album di Howard Riley.